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Pesanti omissioni su migranti, ambiente e sanità: lavoreremo per proporre politiche eco-sociali all’altezza delle sfide che dobbiamo affrontare

Il mio primo intervento in Consiglio Regionale, la replica al Programma di Governo del Presidente Fedriga.


Egregio Presidente, gentili Assessore e Assessori, Consigliere e Consiglieri,

Delle linee di Governo esposte dal Presidente Fedriga non è tanto quel che è stato detto a spiccare, quanto quel che è stato omesso. 

A partire dal dovuto accenno alla solidarietà al popolo ucraino, che non è stato accompagnato da alcun ragionamento sulle difficoltà relative all’accoglienza dei flussi migratori provenienti dalla rotta balcanica, da chi fugge da guerre e crisi economiche e climatiche, 145.600 attraversamenti, con un aumento del 136% nel 2022 rispetto al 2021, e che rappresentano la metà degli arrivi in Europa, secondo l’Agenzia Europea Frontex. Una situazione che non si può trattare come emergenziale o temporanea, ma sulla quale bisogna fare proposte concrete nel lungo periodo, garantendo il rispetto della dignità delle persone e degli accordi internazionali – cosa che non sempre è avvenuta negli anni scorsi, basti pensare ai respingimenti illegali, che hanno scritto una pagina triste della storia della nostra Regione mentre l’opinione pubblica era concentrata sulla tragedia del covid, respingimenti che invece il Presidente Fedriga chiede che ripartano. 

Anche gli incendi sono stati trattati solo in termini di tragedia imprevista, tralasciando invece l’elefante nella stanza: la crisi climatica che ne è causa principale e che farà sì che non si tratti, purtroppo, di episodi sporadici e improbabili. Così come la siccità, che impone non solamente un ragionamento sugli invasi, come è stato detto, ma anche un ripensamento complessivo del comparto agricolo, un cambio di colture e di sistemi produttivi. Va ripensato l’intero approccio alle calamità naturali, e nei cinque anni di legislatura precedente non è stato fatto niente per prevenirle e mitigarle, e ben poco si è trovato neanche nei propositi per il prossimo quinquennio. Una tragedia ampiamente annunciata dal mondo della scienza, un mondo con molte eccellenze locali di cui questa Regione si vanta ma che non è in grado di ascoltare, come non è in grado di ascoltare le associazioni che si occupano del tema. L’orologio climatico di Extinction Rebellion su questo è molto chiaro: abbiamo solo 6 anni per tutelare l’esistenza della specie umana sul pianeta terra e non possiamo permetterci di perderne altri cinque stando a guardare.

Di tempistiche e di scelte discutibili invece si è parlato, relativamente al PNRR, ma anche qui sorprendentemente non è stato fatto nessun accenno alla scadenza del 2024, solamente tra un anno e mezzo, per la realizzazione dell’inutile, impattante e insostenibile ovovia a Trieste. Un’infrastruttura che la cittadinanza non vuole – e l’ha dimostrato in molti modi, trovando un però muro di gomma nelle istituzioni che anche in questo caso non hanno voluto dare ascolto a quelle numerosissime voci che sottolineano i problemi ambientali ed economici relativi all’opera. Un referendum il cui quesito è stato bocciato perché “l’interesse è sovralocale”, come se un territorio dovesse accettare di vedersi calare dall’alto opere inutili e impattanti, senza poter dire niente in merito. Secondo noi la specialità della nostra regione dovrebbe andare anche nella direzione di un autogoverno dei territori, di un’autonomia decisionale su quello che avviene negli stessi, ascoltando chi in quei territori vive e lavora e chi subirà le conseguenze di scelte scellerate, perché “nessuno decida di noi senza di noi”. Un tema che ha una forte rilevanza regionale, sia per quanto riguarda la distruzione di un habitat protetto Natura 2000, che per quanto riguarda il sistema dei trasporti pubblici, in quanto l’Amministrazione comunale di Trieste ha più volte dichiarato di voler inserire l’opera nel piano di trasporto pubblico regionale, con costi a carico dunque di chiunque in questa regione viva, e a scapito invece di altri investimenti che potrebbero andare nella direzione di un trasporto pubblico veramente accessibile e sostenibile. Come la progressiva gratuità dei trasporti pubblici introdotta in diversi territori italiani ed europei, con i cosiddetti “biglietti climatici”. Una misura capace di spostare veramente l’utenza dall’auto privata, riducendo l’inquinamento ma anche migliorando la vivibilità delle nostre città, sgravando allo stesso tempo la cittadinanza degli elevati costi che l’uso dell’auto privata comporta. Un approccio al trasporto pubblico che deve guardare al futuro e non al passato. Siamo sicuri di esultare della riattivazione del volo Trieste – Linate, quando nel resto d’Europa si sta cercando di eliminare i voli interni a breve raggio a favore del treno, decisamente più sostenibile? Il trasporto su ferro dovrebbe essere più economico, comodo, efficiente, e questo non vuole di certo dire devastare e bucare il carso con l’inutile TAV per una manciata di minuti appena, ma piuttosto modernizzare la linea esistente, dove ci sono ampi margini di miglioramento. Tutto questo viola ampiamente il “principio di lungimiranza” citato dal Presidente nel suo discorso. 

Arriviamo quindi al tema santià, sul quale questo governo ha fatto errori devastanti. Questo aspetto è stato approfondito dalla collega Liguori e da altre e altri prima di me, ma mi permetto di concentrarmi su quanto sta avvenendo sul territorio triestino in merito. A Trieste abbiamo sempre avuto alcune eccellenze, come le microaree, studiate anche all’estero come misura fondamentale di salute territoriale attiva, che consentono di rintracciare e intercettare i bisogni delle persone che vivono nei rioni, in modo capillare, senza attendere che siano loro a cercare sostegno. Sempre diffusi sul territorio, i Distretti Sanitari offrono un supporto a tutto tondo a misura di persona, mentre l’Assessore Riccardi, riconfermato, li vuole distruggere, specializzandoli e andando in una direzione sempre più ospedalocentrica della sanità, con gravi conseguenze sull’accessibilità alle cure da parte delle persone con pluripatologie. Senza parlare dell’attacco alla salute mentale, proprio nella città di Basaglia, con l’annunciata riforma della Legge 180: anche in questo caso, i centri di salute mentale distribuiti sul territorio e aperti 24 ore su 24 sono un servizio da tutelare, tanto più in un momento storico dove a seguito della pandemia il disagio mentale sta aumentando. Proprio in questi giorni, infine, stiamo assistendo alle proteste della cittadinanza contro la chiusura di due Consultori Familiari a Trieste, indispensabili per la salute delle donne in primis, e inaccettabile attacco alla genitorialità che si dice di voler invece sostenere. Microaree, Distretti, CSM, Consultori: presidi di salute territoriale irrinunciabili, da potenziare, estendere e integrare e non da distruggere e accorpare, come invece si intende fare, guardando al privato convenzionato e alla privatizzazione in generale come soluzione a ogni male della nostra Sanità. 

Per concludere, poniamo una domanda al Presidente Fedriga e alla sua Giunta relativamente alla tanto acclamata Valle dell’Idrogeno dell’Alto Adriatico, progetto sul quale sarà necessario fare molta chiarezza in merito alla sostenibilità sia economica che ambientale, oltre agli aspetti relativi alla sicurezza della popolazione. Nell’incontro promosso sul tema durante la campagna elettorale, infatti, il Presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti, ha affermato “dobbiamo immaginare che anche la produzione dell’idrogeno avrà bisogno, oltre che di fonti rinnovabili, anche di altre fonti di alimentazione che rendano conveniente la produzione dell’idrogeno che al momento non è conveniente in assoluto, quindi dovremo pensare anche al nucleare come una delle fonti possibili per la produzione dell’idrogeno, non solo idrogeno verde ma anche nucleare.”, ha ribadito. Ecco, allora chiediamo alla Giunta di chiarire la sua posizione in merito, visto che il Consiglio Regionale nella scorsa legislatura ha votato all’unanimità contro il raddoppio della centrale nucleare di Krsko. Su questo, idrogeno ed energia nucleare hanno un grande punto in comune: non si possono produrre in modo diffuso e democratico, a differenza delle rinnovabili, rinunciando quindi a distribuire i benefici sia economici che sociali della transizione ecologica tra la popolazione, come farebbero invece le comunità energetiche.  Sul progetto della valle dell’idrogeno ci saranno molti approfondimenti da fare, ma nel frattempo non possiamo perdere l’opportunità di ridurre l’energia consumata (ad esempio con il bonus 110 che non andava smantellato ma rivisto in un’ottica redistributiva, a favore dei cittadini con redditi più bassi) e produrre energia solare e eolica – TANTA e PRESTO, permettendo di farlo soprattutto a chi ne ha più bisogno, persone e imprese che sono state invece tagliate fuori dai bonus a pioggia della scorsa legislatura. Nel frattempo sono necessari degli investimenti urgenti per decarbonizzare altri settori strategici, come il turismo e la mobilità, dando gambe a strumenti che già esistono, come il PREMOCI per la ciclabilità, solo per fare un esempio. 

In conclusione, siamo fortemente  preoccupati soprattutto della mancanza di uno sguardo a lungo termine e dell’assenza di una visione positiva di un futuro che trasformi le crisi che dovremo affrontare in un’opportunità per ridisegnare l’economia, la sanità e la mobilità della nostra regione, una visione da costruire passo dopo passo nei cinque anni che avremo davanti. Dal canto nostro, ci impegneremo con proposte concrete che possano realizzare politiche eco-sociali innovative nei nostri territori, mettendo al centro il benessere delle persone e dell’ambiente nel quale esse vivono. Proposte che dovranno essere all’altezza delle complesse sfide che stiamo affrontando, e che non possiamo permetterci di perdere.