una mia immagine durante la discussione in consiglio

Un ricco ma calmo bilancio per il 2024 del FVG

Ecco il mio intervento in aula per la discussione generale del bilancio della Regione Friuli – Venezia Giulia per il 2024

Grazie Presidente, Gentili colleghe e colleghi, 

Ciò che più sta caratterizzando il nostro tempo non sono i cambiamenti, quanto l’accelerazione dei cambiamenti. Viviamo in un mondo in cui i cosiddetti cigni neri non sono più così rari e improbabili, e al contempo hanno impatti sempre maggiori e concatenati. In questa situazione sopravvive non chi sa solamente adattarsi, ma chi sa anche immaginare scenari di futuro e sviluppare strategie robuste rispetto a tutti gli scenari ipotizzati. E chi riesce a fare tutto ciò in fretta. Noi tutte – quindi – dovremmo percepire l’urgenza di agire, in quanto rappresentanti con la responsabilità di una Regione oltre che come cittadine e cittadini.  

Quello che traspare nel cospicuo (magari l’Assessore Scoccimarro ci farà sapere se con Q o con la C) bilancio che ci apprestiamo a discutere è invece una ricca calma, perfetta per l’ecologismo conservatore tanto caro all’Assessore all’Ambiente per lasciare tutto esattamente come sta, senza porre in discussione il nostro modello di produzione e consumo. Perché è chiaro che lo sviluppo e la crescita citati in aula così come sono stati intesi nell’ultimo secolo semplicemente non ci potranno essere, ed è falso continuare ad affermare il contrario, ed è strumentale denigrare chi lo evidenzia con ragionevolezza. 

D’altra parte questa è la motivazione per cui all’amministrazione regionale piace tanto il progetto dell’idrogeno: perché è un modo per temporeggiare, procrastinare la conversione ecologica, mantenendo lo status quo che basa l’intera economia sul consumo di fonti fossili, promettendo alla cittadinanza una bacchetta magica per non dover cambiare di una virgola il loro stile di vita e anzi, invitare le persone a consumare di più e peggio

Perchè non sempre spendere di più vuol dire spendere meglio. Un caso eclatante, è quello della presentazione del Parco del Mare, as known as Nautaverso, finanziato con 8 milioni anche dalla regione, cosatata ben 300.000 euro. 308.000 euro per un evento di due ore significa 2567 euro al minuto, 43 euro al secondo. Un solo minuto di quella presentazione è costato più dello stipendio mensile di un’operatrice o un operatore sociosanitario: allora potevamo permetterci di tenere aperti i due Distretti che verranno sacrificati a Trieste?

Dovremmo invece tutte e tutti consumare meno e consumare meglio, in ogni ambito: energia, trasporti, cibo. Si badi bene: non fare sacrifici, ma migliorare il nostro tenore di vita attraverso scelte etiche. Il compito della politica dovrebbe essere quello di riuscire ad accelerare i cambiamenti necessari alla nostra sopravvivenza, mettendo al centro il benessere delle persone – anziché l’arricchimento di pochi – e una convivenza gentile con l’ambiente dal quale dipendiamo. 

Anche per quanto riguarda la mobilità serve un netto cambio di paradigma. Si continua a incentivare soluzioni impattanti, automobile privata e voli aerei (ad esempio l’assurda tratta Trieste-Milano), mentre i trasporti pubblici continuano a essere cari, scomodi, non capillari. E la soluzione non sta certo nell’osteggiata ovovia di Trieste, che ci auguriamo resti un brutto sogno che ha immobilizzato lo sviluppo di una reale moblità sostenibile per il territorio triestino da ormai tre anni. Noi invece propoponiamo di investire in un biglietto climatico, insieme a delle misure di incentivazione alla ciclabilità e pedonalità. Ma soprattutto abbiamo bisogno di ambienti stradali più vivibili e più sicuri, che mettano veramente al centro le persone e non le macchine. Per questo proponiamo una campagna contro l’aggressività stradale, ma anche l’aumento dei finanziamenti per sistemi strutturali di moderazione della velocità – per avviare la costruzione del “modello città 30” che è sicuramente l’orizzonte futuro al quale dobbiamo tendere
È inutile continuare a dare rimborsi a pioggia per i danni da eventi climatici estremi – e qui ricordo l’accorato appello della comunità scientifica a non chiamarlo MALTEMPO, appello ampiamente ignorato dalla destra – se non si lavora con urgenza ai piani di adattamento e mitigazione (pure previsti dalla legge FVGreen). Adattamento e mitigazione dovrebbero essere un mantra per quanto riguarda tutta la nostra attività politica. Siccità, allagamenti, mancanza di neve, gelate fuori stagione, mareggiate e temporali: questi eventi legati al cambiamento climatico di origine antropica, la cui frequenza e gravità è destinata ad aumentare, renderanno la nostra vita peggiore. Investire nella conversione ecologica vuol dunque dire investire per evitare costi futuri e soprattutto per rendere la vita di tutti noi migliore

Ma per farlo bisogna costruire un percorso insieme a chi i territori li vive, non con fasulle pratiche di partecipazione come un sondaggio dalle domande ampiamente pilotate – per altro in contraddizione con quanto fatto dall’amministrazione comunale e compilabile più e più volte – come fatto per Barcola. Le reazioni allarmate di cittadine e cittadini riguardo a quel sondaggio è emblematica del deterioramento del rapporto di fiducia tra la cittadinanza e la rappresentanza politica (che si specchia anche poi nell’affluenza al voto), rapporto di fiducia che operazioni come questa vanno a peggiorare. Come lo peggiora la mancanza di dialogo della destra con l’opposizione, perché sia stato affermato che vi sia una “vita dialettica tra minoranza e opposizione”, le evidenze ci parlano invece di interrogazioni non risposte e audizioni non convocate. Quanto avvenuto con l’audizione sui consultori ha rappresentato una pagina triste, di evidente mancanza di rispetto nei confronti non solamente dei consiglieri e del loro ruolo di opposizione, ma anche della società civile nelle sue forme organizzate. Per restituire alla cittadinanza un protagonismo nelle scelte politiche, tra le nostre proposte per questo bilancio vi è il finanziamento di un percorso partecipativo che coinvolga la società civile in un potenziamento dei consultori, adattando le loro funzioni alle nuove esigenze della società, oltre che delle assemblee della cittadinanza per la giustizia ecologica e ambientale.

La giustizia ambientale non può che andare di pari passo con quella sociale. In questi tempi casi eclatanti hanno attirato l’attenzione sulla questione dei femminicidi, ma ricordiamoci che il caso di Giulia non è stato – purtroppo – un caso eccezionale. La violenza di genere permea inaccettabilmente la nostra società e per contrastarla, promuovendo al contempo una reale parità di genere, è necessario investire fortemente. In tal senso, come incoraggiato anche dalla Commissione Regionale per le Pari Opportunità – che attende ancora di essere rinnovata – nel suo parere sulla manovra, abbiamo proposto di aumentare i finanziamenti sia per le donne che vogliano liberarsi da percorsi di violenza, che per campagne di sensibilizzazione e per la tutela delle e dei minori vittime di violenza assistita. Anche in questo caso la soluzione deve essere più strutturale e più radicale: dobbiamo chiederci come fare a rendere il nostro territorio veramente paritario dal punto di vista del genere. Un piccolo contributo in tal senso abbiamo voluto darlo con la proposta di un emendamento per rivedere gli spazi aperti delle nostre scuole non solo in ottica di depavimentarli ma anche in ottica di genere. Perché è sicuramente nelle scuole che bisogna costruire benessere psicologico e relazionale. E infatti anche su questo abbiamo voluto avanzare una proposta per rendere disponibili psicoterapeute o psicoterapeuti nelle scuole regionali e nelle università, servizio che secondo noi dovrebbe essere disponibile anche nei presidi sociosanitari territoriali quali i consultori – che andrebbero potenziati in tal senso e non indeboliti come intende invece fare questa amministrazione. 

In chiusura, c’è un enorme elefante in quest’aula:  non possiamo ignorare la tragedia umanitaria che si sta consumando a pochi passi da questo edificio, nel Silos di Trieste. Le migrazioni sono sempre esistite e sempre esisteranno – e sappiamo che le proiezioni dicono che aumenteranno, anche a causa dei cambiamenti climatici. Non si può trattare un fenomeno strutturale come emergenziale, e per questo proponiamo che si smetta di giocare a questa “palla avvelenata”. Le persone che attualmente stazionano – solitamente per breve tempo – nel Silos, in condizioni disumane non sono pacchi da abbandonare al loro destino mentre si cerca di “sbolognarle” a qualcun altro. Abbiamo proposto un finanziamento straordinario per una struttura di bassa soglia che possa dare una risposta immediata a questa situazione che non possiamo tollerare. Ci stiamo avvicinando al Natale cristiano, ricorrenza che anziché stimolare un consumismo fuori controllo dovrebbe essere un’occasione per riflettere sul concetto di pietas – soprattutto per chi si professa cattolico solamente quando questo serve a negare diritti civili sbandierando fantomatici attacchi alla famiglia tradizionale. La vicenda del Silos di Trieste e dei tanti luoghi ad esso simili ma non ancora sotto i riflettori è la vergogna della città di Trieste e di questa Regione, le parole grossolane ed inumane del Primo cittadino sono per noi un marchio indelebile che ci resterà addosso. E lo dico in questa aula dove si parla di confini solo per storicizzarli se non per farne propaganda: gli esseri umani, lo sappiamo, hanno sempre attraversato i confini, noi dobbiamo stare dalla parte delle persone fragili, di coloro che lo stanno facendo nel momento più sbagliato, in un inverno non è solo stagionale è un inverno dell’umanità. 

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