Giulia in aula

Primo assestamento in piena crisi climatica

Oggi si discute un assestamento ricchissimo. Una discussione che inizia in una giornata buia per la nostra Regione, colpita da un evento climatico estremo, di cui tocca contare gli ingenti danni. Danni che hanno colpito persone, famiglie, imprenditrici e imprenditori, lavoratori e lavoratrici, a cui va espressa tutta la nostra solidarietà. Eventi climatici sempre più frequenti, imprevedibili, diffusi, che manifestano tutti gli effetti di un’emergenza climatica annunciata ma tristemente ignorata, dalla politica in primis. L’emergenza climatica è qui, ora, ed è di inequivocabile origine antropica. Dilagano invece inaccettabili affermazioni di scetticismo e minimizzazione che talvolta sfociano in vero e proprio negazionismo climatico, anche in sedi istituzionali, anche nell’aula del Consiglio regionale. Politiche di prevenzione, mitigazione, adattamento e resilienza territoriale non sono state e tuttora non sono prioritarie nell’agenda dell’amministrazione regionale. 

Ed è così che ci siamo trovati nelle commissioni a discutere di cinque milioni messi a bilancio sul bonus carburante, propagandandolo come una misura ambientalista, quando ha una logica puramente economica, e senza voler guardare oltre, a una strategia di uscita dal “pendolarismo del pieno” che guardi davvero a un nuovo e migliore modo di spostarsi. 

È così che vediamo mettere 145 milioni per lo spostamento degli Uffici Regionali in Porto Vecchio, senza alcuna strategia per lo sviluppo produttivo di quell’area, che sarebbe snaturata da un diverso utilizzo, perdendo buona parte delle sue enormi potenzialità e condannando per sempre il futuro di Trieste a uno sviluppo miope che non tiene conto degli scenari futuri sempre più mutevoli e incerti, mentre si creano enormi buchi neri nel centro città, svuotando i palazzi regionali attualmente presenti e diffusi. Lo stesso importo sarebbe meglio spenderlo per infrastrutturare il Porto Vecchio e per la città con un mezzo all’avanguardia, ma coerente con la sua storia, quale il primo tram moderno di Trieste. 

è così che ci troviamo a veder mettere decine di milioni di euro nella fantomatica Hydrogen valley, propagandata come una panacea di tutti i mali, una miracolosa soluzione tecnologica che consenta di continuare a produrre e a “crescere”, quando invece è evidente che il problema è il non voler mettere in discussione il nostro modello di produzione e consumo. Un progetto di cui, oltre al nome, non si sa praticamente nulla, e appunto per far luce sul quale come opposizione abbiamo richiesto di convocare una commissione congiunta II – IV, anche considerando le preoccupanti dichiarazioni del presidente di confindustria altoadriatico sulla produzione di idrogeno con il nucleare di Krsko

Ed è così che nella relazione all’assestamento sentiamo denigrare chi si batte per dare un futuro alla specie umana riferendosi a un fantomatico “ambientalismo oltranzista che è ormai una moda”. La più triste risposta è stata data dalle precipitazioni delle ultime ore, dopo settimane di caldo torrido.

100 milioni di euro per azioni ambientali (alcune che possono essere chiamate così, alcune decisamente meno…), su un assestamento da un miliardo, sono davvero troppo pochi, quando quella che stiamo affrontando è una crisi epocale, una sfida senza precedenti.  

In via collaborativa, abbiamo voluto provare a intervenire su alcuni settori chiave per agire con vera consapevolezza del problema. Proposte che non dovrebbero essere oggetto di tifoseria, ma derivanti da un principio di realtà che – oggi più che mai – gli eventi stanno sottolineando. 

Questo è il primo assestamento di questa nuova Amministrazione regionale, dovrebbe essere una sorta di linea programmatica per i prossimi cinque anni. Se così fosse vediamo solo una quantità di risorse versate in maniera parcellizzata, senza il coraggio di cambiare davvero la nostra Regione, senza il coraggio di disegnare – anche in maniera visionaria – il futuro nostro e di chi verrà dopo di noi. Azioni di piccolo cabotaggio che si affiancano a investimenti faraonici su settori del tutto sbagliati (il citato Porto Vecchio, la hydrogen valley, infrastrutture fuori tempo e fuori posto, acciaierie in riva al mare), senza neppure tenere conto della natura fragile dei nostri ecosistemi montani e marini e dei bisogni delle persone che abitano la nostra regione.

Ambasciatrice europea per il clima

Sono diventata ambasciatrice del patto europeo per il clima!

Un riconoscimento importante per il mio lavoro nel campo del contrasto al cambiamento climatico e uno sprone per fare ancora di più e meglio, grazie al confronto con altre attiviste a livello europeo.

Il Patto europeo per il clima è un movimento che unisce persone provenienti da tutta Europa, impegnate nel costruire un futuro sostenibile. L’iniziativa fa parte del Green Deal europeo, con l’obiettivo di rendere l’Unione Europea climaticamente neutrale entro il 2050. In questo contesto, gli ambasciatori del patto europeo per il clima sono persone di diverse provenienze ed estrazione sociale impegnate nell’azione per il clima. Gli ambasciatori del patto europeo per il clima informano, ispirano e sostengono l’azione per il clima nelle loro comunità e reti. Attualmente ci sono 628 ambasciatrici e ambasciatori, di cui cento in Italia, solamente tre in FVG oltre a me.

Ho presentato domanda per diventare ambasciatrice per il clima nell’autunno del 2022, supportata da Adesso Trieste. Nel farlo, mi sono presa l’impegno di continuare a organizzare incontri, eventi e campagne sui temi del cambiamento climatico, e a portare avanti azioni concrete all’interno delle istituzioni. Molti i temi ambientali che ho affrontato precedentemente in Comune e che ora porterò avanti a livello regionale in Consiglio con il Patto per l’Autonomia: mobilità sostenibile, trasporto pubblico, energia, rifiuti, consumo di suolo, acqua e produzione agroalimentare.

La politica deve far sì che le scelte sostenibili siano non solo più giuste, ma anche quelle più comode, economiche, belle. Il cambiamento deve avvenire dal basso, dai territori, e non lasciare indietro nessuno. Mi assumo l’impegno di agire per la giustizia ambientale e sociale con grande senso di responsabilità e fiducia in un futuro migliore, da costruire insieme, con il passo giusto.

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IN FVG, LIFE IN PLASTIC IS FANTASTIC!

Anno 2023, conclamata crisi climatica ed ecologica. Il Consiglio regionale vota una mozione pro plastica.

Già: Forza Italia ha presentato una mozione che impegna a dichiarare il consiglio regionale del FVG contrario al provvedimento europeo volto a ridurre gli imballaggi di plastica usa e getta. La mozione è stata approvata a maggioranza, con tanto di sacchetto di lattuga esposto all’aula con toni drammatici, sostenendo che la norma sarebbe devastante per i produttori agricoli.

Ecco: esiste la realtà, ed esistono invece le strumentalizzazioni politiche. La mozione presentata fa parte della seconda categoria.

È strumentale e falso affermare che “la nostra regione risulterebbe addirittura demolita” dal provvedimento. Al contrario investire sulla riduzione dei rifiuti è non solo necessario dal punto di vista ambientale, ma anche opportuno per rendere più competitive le eccellenze locali promuovendo filiere agroalimentari corte, con un rapporto diretto tra produttore e consumatore. Così come è strumentale e falso farne una questione di costi che ricadrebbero sul consumatore, visto che l’insalata nelle buste di plastica come quella sventolata in aula può arrivare a costare l’800% in più di quella sfusa.

La nostra visione per il futuro agroalimentare è quella di microproduttori che si allontanino progressivamente da meccanismi di sfruttamento indiscriminato di risorse umane e ambientali, diventando presidi di tutela del territorio e protagonisti nella costruzione di comunità. Una visione positiva e che facilmente potrebbe diventare realtà proprio grazie alle caratteristiche peculiari della nostra Regione, che infatti vanta già 20 presidi Slow Food, facendo da apripista a una rivoluzione del modello di produzione e consumo che riesca a coniugare giustizia sociale e ambientale. Allo stesso tempo, questo approccio è necessario per salvaguardare i nostri territori più fragili, come il carso e la montagna, aiutando anche a contrastare lo spopolamento delle aree interne, zone deboli dal punto di vista produttivo, ma forti per tradizione e specificità agricole.

Tutto questo evidentemente non corrisponde alle idee del Governo regionale, che si riempie la bocca di tradizione e cultura locale solo quando questo significa una visione superficiale della realtà, propagandando invece una realtà – è il caso di dirlo – di plastica.

L’ennesimo caso in cui la destra si oppone a un provvedimento per la tutela dell’ambiente. E d’altra parte, quando lo stesso Assessore all’ambiente si esprime sui media con concetti negazionisti della realtà del cambiamento climatico, è poi tristemente naturale che ne consegua un atteggiamento irrealistico e ideologico su temi come questo.

La riduzione nella produzione dei rifiuti è invece una forma di prevenzione in cima alla gerarchia dei rifiuti di cui alle direttive europee: prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, altro recupero e solo in ultimo smaltimento. Oltre che da un punto di vista ambientale, ridurre la quantità di rifiuti rappresenta anche un vantaggio per la cittadinanza, che vedrebbe abbassarsi l’imposta sui rifiuti legata ai costi di recupero, stoccaggio, riciclo o incenerimento. Una delle strade per farlo è impedire progressivamente la diffusione della plastica, accompagnando il sistema economico verso forme di sfuso, riuso e vuoto a rendere, che abbatteranno i costi sia per i consumatori che per i distributori.

Ci auguriamo che l’UE tiri dritto con il provvedimento, che andrebbe a risolvere alcune storture che gridano vendetta al cielo, come le mele o le clementine già sbucciate e affettate, impacchettate singolarmente nel polistirolo, magari completamente fuori stagione. Dobbiamo invertire la rotta, prima che sia troppo tardi, dobbiamo farlo a partire dal nostro atto più quotidiano: mangiare.