Giulia Massolino (Patto per l'autonomia-Civica Fvg)

Mozione per il potenziamento dei servizi sociosanitari pubblici di prossimità

Martedì 20 febbraio abbiamo discusso nell’aula del Consiglio regionale la mozione a mia prima firma sui servizi sociosanitari pubblici di prossimità. La mozione muoveva dalla chiusura di due su quattro sedi consultoriali a Trieste. Qui sotto il mio intervento in video (con replica) e la trascrizione.

Gentili colleghe, gentili colleghi, 

Tutte e tuti noi- e davvero mi riferisco a tutti in quanto amministratrici e amministratori senza distinzione di destra, sinistra, maggioranza o opposizione –  dovremmo essere consapevoli che il sistema territoriale è fondamentale per la salute pubblica. E sottolineo due parole che ho appena espresso: territoriale e pubblica, perché noi qui rappresentiamo le cittadine e i cittadini, tutte e tutti, di questo territorio, indipendentemente dalla loro capacità economica o dal loro stato di salute. Di questo sistema territoriale, l’istituzione dei consultori familiari ha rappresentato nel tempo un’eccellenza del sistema socio-sanitario triestino e non solo, garantendo servizi di prevenzione e di cura, ostetrici, ginecologici, psicologici e di sostegno familiare. La capillarità dei servizi consultoriali e distrettuali è divenuta nel tempo un elemento essenziale e caratterizzante dei servizi stessi, e questo è chiaro a tutte noi: una mamma in gravidanza, una neomamma, ma anche un’adolescente avrà sicuramente un vantaggio nel poter trovare risposte in una sede prossima alla sua abitazione. La maggior parte delle città europee sta guardando al modello città dei 15 minuti, intesa come la possibilità di avere tutti i servizi in un raggio di 15 minuti a piedi, in bici o con i mezzi pubblici da casa propria. Noi che su questo, grazie ai consultori e distretti, eravamo stati lungimiranti pionieri in un settore delicato e fondamentale come quello della salute e dei servizi legati alla sanità pubblica  ora facciamo un passo indietro, riducendo le sedi consultoriali cittadine. Questo trasferimento, così come quelli dei servizi per l’infanzia, disincentiva e rende disagevole l’accesso ai servizi, aumentando le difficoltà soprattutto per le cittadine e i cittadini maggiormente vulnerabili

La società sta cambiando a un ritmo vertiginoso, e con essa i bisogni, per rispondere ai quali i servizi devono sapersi adattare. Crediamo che per sostenere la natalità e rispondere al preoccupante trend demografico sia fondamentale offrire servizi di qualità alle famiglie, facilmente raggiungibili e accessibili, più che incentivi economici come quelli previsti dall’ultima finanziaria. Ma i consultori non si rivolgono solo alle famiglie. Sono un presidio fondamentale per la salute sessuale e la prevenzione per le e i giovani, un punto dove trovare sostegno psicologico sia per famiglie che per persone che stiano vivendo un momento di difficoltà – e sappiamo bene come i numeri relativamente ai problemi di disagio psicologico siano in drammatico aumento. Infine, possono essere valide antenne per fenomeni di violenza sulle donne, anche questo un tema purtroppo decisamente attuale. Tutte queste funzioni sono chiaramente più complicate se non si hanno sedi opportunamente vicine anche in senso fisico alle persone, luoghi fisici di presidio territoriale.

Del resto, ci sono dei validi riferimenti normativi, e cioè il Decreto Ministeriale n. 77/2022 “Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale” e l’Allegato 1, in cui lo standard individuato è di un consultorio familiare ogni 20.000 abitanti e richiamata altresì la legge n. 34/1996, la quale sancisce medesimo standard. Ma non solo: la Delibera di Giunta Regionale n 2042/2022 prevede che i consultori siano 1:20.000 (pag 39 dell’allegato).

Ebbene, nonostante tutto questo, come abbiamo appreso dalla nota diramata venerdì 19 gennaio 2024 sul sito Asugi, i consultori di San Giacomo e San Giovanni a Trieste sono stati chiusi, come primo passo del riordino proposto da Asugi stessa. La modalità prima e la realizzazione poi della suddetta chiusura sono state tutt’altro che partecipative, ma, anzi, calate dall’alto, tanto che neanche l’utenza e il personale stesso dei consultori hanno avuto il preavviso della chiusura dei Centri, impedendo un’organizzazione e un accompagnamento verso la liquidazione di un servizio spesso indispensabile alla vita della cittadinanza e delle e dei pazienti. Ricordiamo che le gestanti che frequentavano i corsi preparto – non propriamente un capriccio, ecco – hanno ricevuto comunicazione dello spostamento della sede dei corsi solamente il giorno prima che tale spostamento fosse definitivamente efficace. 

Questa situazione ha portato,  il 24 gennaio 2024,  alla proclamazione dello stato di agitazione da parte dei Sindacati CGIL, CISL e FIALS. Ma anche alla protesta di numerose cittadine e cittadini che si sono trovate, da un giorno all’altro, private di quello che fino al giorno prima era un loro diritto. L’importanza della salute territoriale, dei presidi sanitari nei quartieri rappresenta –  o per meglio dire purtroppo rappresentava – una misura che rendeva Trieste una città umana, vivibile e attenta ai bisogni della cittadinanza. Oggi ahinoi ci troviamo con un atto unilaterale di Asugi che dovrebbe far preoccupare un’amministrazione regionale che non sia complice di questo disfacimento.

Purtroppo abbiamo visto come nei mesi scorsi la nostra amministrazione e l’assessore in particolare hanno considerato la partecipazione della cittadinanza al processo di riorganizzazione promosso da Asugi: chiusura e mancanza di confronto e trasparenza, come nel caso dell’audizione da noi proposta in commissione che è stata trasformata dalla maggioranza – e qua ancora aspettiamo di comprendere perché si sia deciso di andare contro allo stesso regolamento – in un monologo del tutto inutile dell’assessore e di Asugi, perché l’oggetto dell’audizione era conoscere i bisogni, le necessità e le preoccupazioni di cittadine e cittadini, associazioni e operatrici e operatori, che sarebbero state da tenere in debita considerazione in un processo di riorganizzazione.

Per tutti questi motivi, noi come opposizione riteniamo indispensabile proporre una via d’uscita che tenga conto non solo del volere di Asugi ma anche e soprattutto della realtà cittadina e dei numeri previsti dalla legge. Tutti noi, ricordiamocelo, siamo qui in rappresentanza anche di quelle cittadine e cittadini che stanno perdendo servizi essenziali su un tema così cruciale come la salute pubblica. 

Chiediamo quindi alla Giunta di individuare  con Arcs e le aziende sanitarie territoriali le soluzioni possibili per garantire i servizi pubblici attualmente soppressi o ridimensionati nei consultori e nei distretti di tutto il territorio regionale. Ma anche di redigere un piano per il potenziamento dei servizi sociosanitari pubblici di prossimità, nella prospettiva del modello della città dei 15 minuti, al fine di garantire prevenzione e cura a tutta la cittadinanza e di istituire un tavolo di confronto dove finalmente si concertino le necessità del personale, dei sindacati, dei rappresentanti delle organizzazioni della società civile con quelli dei vertici di Asugi.

Auspico dunque un appoggio trasversale da parte dell’aula.

una mia immagine durante la discussione in consiglio

Un ricco ma calmo bilancio per il 2024 del FVG

Ecco il mio intervento in aula per la discussione generale del bilancio della Regione Friuli – Venezia Giulia per il 2024

Grazie Presidente, Gentili colleghe e colleghi, 

Ciò che più sta caratterizzando il nostro tempo non sono i cambiamenti, quanto l’accelerazione dei cambiamenti. Viviamo in un mondo in cui i cosiddetti cigni neri non sono più così rari e improbabili, e al contempo hanno impatti sempre maggiori e concatenati. In questa situazione sopravvive non chi sa solamente adattarsi, ma chi sa anche immaginare scenari di futuro e sviluppare strategie robuste rispetto a tutti gli scenari ipotizzati. E chi riesce a fare tutto ciò in fretta. Noi tutte – quindi – dovremmo percepire l’urgenza di agire, in quanto rappresentanti con la responsabilità di una Regione oltre che come cittadine e cittadini.  

Quello che traspare nel cospicuo (magari l’Assessore Scoccimarro ci farà sapere se con Q o con la C) bilancio che ci apprestiamo a discutere è invece una ricca calma, perfetta per l’ecologismo conservatore tanto caro all’Assessore all’Ambiente per lasciare tutto esattamente come sta, senza porre in discussione il nostro modello di produzione e consumo. Perché è chiaro che lo sviluppo e la crescita citati in aula così come sono stati intesi nell’ultimo secolo semplicemente non ci potranno essere, ed è falso continuare ad affermare il contrario, ed è strumentale denigrare chi lo evidenzia con ragionevolezza. 

D’altra parte questa è la motivazione per cui all’amministrazione regionale piace tanto il progetto dell’idrogeno: perché è un modo per temporeggiare, procrastinare la conversione ecologica, mantenendo lo status quo che basa l’intera economia sul consumo di fonti fossili, promettendo alla cittadinanza una bacchetta magica per non dover cambiare di una virgola il loro stile di vita e anzi, invitare le persone a consumare di più e peggio

Perchè non sempre spendere di più vuol dire spendere meglio. Un caso eclatante, è quello della presentazione del Parco del Mare, as known as Nautaverso, finanziato con 8 milioni anche dalla regione, cosatata ben 300.000 euro. 308.000 euro per un evento di due ore significa 2567 euro al minuto, 43 euro al secondo. Un solo minuto di quella presentazione è costato più dello stipendio mensile di un’operatrice o un operatore sociosanitario: allora potevamo permetterci di tenere aperti i due Distretti che verranno sacrificati a Trieste?

Dovremmo invece tutte e tutti consumare meno e consumare meglio, in ogni ambito: energia, trasporti, cibo. Si badi bene: non fare sacrifici, ma migliorare il nostro tenore di vita attraverso scelte etiche. Il compito della politica dovrebbe essere quello di riuscire ad accelerare i cambiamenti necessari alla nostra sopravvivenza, mettendo al centro il benessere delle persone – anziché l’arricchimento di pochi – e una convivenza gentile con l’ambiente dal quale dipendiamo. 

Anche per quanto riguarda la mobilità serve un netto cambio di paradigma. Si continua a incentivare soluzioni impattanti, automobile privata e voli aerei (ad esempio l’assurda tratta Trieste-Milano), mentre i trasporti pubblici continuano a essere cari, scomodi, non capillari. E la soluzione non sta certo nell’osteggiata ovovia di Trieste, che ci auguriamo resti un brutto sogno che ha immobilizzato lo sviluppo di una reale moblità sostenibile per il territorio triestino da ormai tre anni. Noi invece propoponiamo di investire in un biglietto climatico, insieme a delle misure di incentivazione alla ciclabilità e pedonalità. Ma soprattutto abbiamo bisogno di ambienti stradali più vivibili e più sicuri, che mettano veramente al centro le persone e non le macchine. Per questo proponiamo una campagna contro l’aggressività stradale, ma anche l’aumento dei finanziamenti per sistemi strutturali di moderazione della velocità – per avviare la costruzione del “modello città 30” che è sicuramente l’orizzonte futuro al quale dobbiamo tendere
È inutile continuare a dare rimborsi a pioggia per i danni da eventi climatici estremi – e qui ricordo l’accorato appello della comunità scientifica a non chiamarlo MALTEMPO, appello ampiamente ignorato dalla destra – se non si lavora con urgenza ai piani di adattamento e mitigazione (pure previsti dalla legge FVGreen). Adattamento e mitigazione dovrebbero essere un mantra per quanto riguarda tutta la nostra attività politica. Siccità, allagamenti, mancanza di neve, gelate fuori stagione, mareggiate e temporali: questi eventi legati al cambiamento climatico di origine antropica, la cui frequenza e gravità è destinata ad aumentare, renderanno la nostra vita peggiore. Investire nella conversione ecologica vuol dunque dire investire per evitare costi futuri e soprattutto per rendere la vita di tutti noi migliore

Ma per farlo bisogna costruire un percorso insieme a chi i territori li vive, non con fasulle pratiche di partecipazione come un sondaggio dalle domande ampiamente pilotate – per altro in contraddizione con quanto fatto dall’amministrazione comunale e compilabile più e più volte – come fatto per Barcola. Le reazioni allarmate di cittadine e cittadini riguardo a quel sondaggio è emblematica del deterioramento del rapporto di fiducia tra la cittadinanza e la rappresentanza politica (che si specchia anche poi nell’affluenza al voto), rapporto di fiducia che operazioni come questa vanno a peggiorare. Come lo peggiora la mancanza di dialogo della destra con l’opposizione, perché sia stato affermato che vi sia una “vita dialettica tra minoranza e opposizione”, le evidenze ci parlano invece di interrogazioni non risposte e audizioni non convocate. Quanto avvenuto con l’audizione sui consultori ha rappresentato una pagina triste, di evidente mancanza di rispetto nei confronti non solamente dei consiglieri e del loro ruolo di opposizione, ma anche della società civile nelle sue forme organizzate. Per restituire alla cittadinanza un protagonismo nelle scelte politiche, tra le nostre proposte per questo bilancio vi è il finanziamento di un percorso partecipativo che coinvolga la società civile in un potenziamento dei consultori, adattando le loro funzioni alle nuove esigenze della società, oltre che delle assemblee della cittadinanza per la giustizia ecologica e ambientale.

La giustizia ambientale non può che andare di pari passo con quella sociale. In questi tempi casi eclatanti hanno attirato l’attenzione sulla questione dei femminicidi, ma ricordiamoci che il caso di Giulia non è stato – purtroppo – un caso eccezionale. La violenza di genere permea inaccettabilmente la nostra società e per contrastarla, promuovendo al contempo una reale parità di genere, è necessario investire fortemente. In tal senso, come incoraggiato anche dalla Commissione Regionale per le Pari Opportunità – che attende ancora di essere rinnovata – nel suo parere sulla manovra, abbiamo proposto di aumentare i finanziamenti sia per le donne che vogliano liberarsi da percorsi di violenza, che per campagne di sensibilizzazione e per la tutela delle e dei minori vittime di violenza assistita. Anche in questo caso la soluzione deve essere più strutturale e più radicale: dobbiamo chiederci come fare a rendere il nostro territorio veramente paritario dal punto di vista del genere. Un piccolo contributo in tal senso abbiamo voluto darlo con la proposta di un emendamento per rivedere gli spazi aperti delle nostre scuole non solo in ottica di depavimentarli ma anche in ottica di genere. Perché è sicuramente nelle scuole che bisogna costruire benessere psicologico e relazionale. E infatti anche su questo abbiamo voluto avanzare una proposta per rendere disponibili psicoterapeute o psicoterapeuti nelle scuole regionali e nelle università, servizio che secondo noi dovrebbe essere disponibile anche nei presidi sociosanitari territoriali quali i consultori – che andrebbero potenziati in tal senso e non indeboliti come intende invece fare questa amministrazione. 

In chiusura, c’è un enorme elefante in quest’aula:  non possiamo ignorare la tragedia umanitaria che si sta consumando a pochi passi da questo edificio, nel Silos di Trieste. Le migrazioni sono sempre esistite e sempre esisteranno – e sappiamo che le proiezioni dicono che aumenteranno, anche a causa dei cambiamenti climatici. Non si può trattare un fenomeno strutturale come emergenziale, e per questo proponiamo che si smetta di giocare a questa “palla avvelenata”. Le persone che attualmente stazionano – solitamente per breve tempo – nel Silos, in condizioni disumane non sono pacchi da abbandonare al loro destino mentre si cerca di “sbolognarle” a qualcun altro. Abbiamo proposto un finanziamento straordinario per una struttura di bassa soglia che possa dare una risposta immediata a questa situazione che non possiamo tollerare. Ci stiamo avvicinando al Natale cristiano, ricorrenza che anziché stimolare un consumismo fuori controllo dovrebbe essere un’occasione per riflettere sul concetto di pietas – soprattutto per chi si professa cattolico solamente quando questo serve a negare diritti civili sbandierando fantomatici attacchi alla famiglia tradizionale. La vicenda del Silos di Trieste e dei tanti luoghi ad esso simili ma non ancora sotto i riflettori è la vergogna della città di Trieste e di questa Regione, le parole grossolane ed inumane del Primo cittadino sono per noi un marchio indelebile che ci resterà addosso. E lo dico in questa aula dove si parla di confini solo per storicizzarli se non per farne propaganda: gli esseri umani, lo sappiamo, hanno sempre attraversato i confini, noi dobbiamo stare dalla parte delle persone fragili, di coloro che lo stanno facendo nel momento più sbagliato, in un inverno non è solo stagionale è un inverno dell’umanità. 

Giulia in aula

Primo assestamento in piena crisi climatica

Oggi si discute un assestamento ricchissimo. Una discussione che inizia in una giornata buia per la nostra Regione, colpita da un evento climatico estremo, di cui tocca contare gli ingenti danni. Danni che hanno colpito persone, famiglie, imprenditrici e imprenditori, lavoratori e lavoratrici, a cui va espressa tutta la nostra solidarietà. Eventi climatici sempre più frequenti, imprevedibili, diffusi, che manifestano tutti gli effetti di un’emergenza climatica annunciata ma tristemente ignorata, dalla politica in primis. L’emergenza climatica è qui, ora, ed è di inequivocabile origine antropica. Dilagano invece inaccettabili affermazioni di scetticismo e minimizzazione che talvolta sfociano in vero e proprio negazionismo climatico, anche in sedi istituzionali, anche nell’aula del Consiglio regionale. Politiche di prevenzione, mitigazione, adattamento e resilienza territoriale non sono state e tuttora non sono prioritarie nell’agenda dell’amministrazione regionale. 

Ed è così che ci siamo trovati nelle commissioni a discutere di cinque milioni messi a bilancio sul bonus carburante, propagandandolo come una misura ambientalista, quando ha una logica puramente economica, e senza voler guardare oltre, a una strategia di uscita dal “pendolarismo del pieno” che guardi davvero a un nuovo e migliore modo di spostarsi. 

È così che vediamo mettere 145 milioni per lo spostamento degli Uffici Regionali in Porto Vecchio, senza alcuna strategia per lo sviluppo produttivo di quell’area, che sarebbe snaturata da un diverso utilizzo, perdendo buona parte delle sue enormi potenzialità e condannando per sempre il futuro di Trieste a uno sviluppo miope che non tiene conto degli scenari futuri sempre più mutevoli e incerti, mentre si creano enormi buchi neri nel centro città, svuotando i palazzi regionali attualmente presenti e diffusi. Lo stesso importo sarebbe meglio spenderlo per infrastrutturare il Porto Vecchio e per la città con un mezzo all’avanguardia, ma coerente con la sua storia, quale il primo tram moderno di Trieste. 

è così che ci troviamo a veder mettere decine di milioni di euro nella fantomatica Hydrogen valley, propagandata come una panacea di tutti i mali, una miracolosa soluzione tecnologica che consenta di continuare a produrre e a “crescere”, quando invece è evidente che il problema è il non voler mettere in discussione il nostro modello di produzione e consumo. Un progetto di cui, oltre al nome, non si sa praticamente nulla, e appunto per far luce sul quale come opposizione abbiamo richiesto di convocare una commissione congiunta II – IV, anche considerando le preoccupanti dichiarazioni del presidente di confindustria altoadriatico sulla produzione di idrogeno con il nucleare di Krsko

Ed è così che nella relazione all’assestamento sentiamo denigrare chi si batte per dare un futuro alla specie umana riferendosi a un fantomatico “ambientalismo oltranzista che è ormai una moda”. La più triste risposta è stata data dalle precipitazioni delle ultime ore, dopo settimane di caldo torrido.

100 milioni di euro per azioni ambientali (alcune che possono essere chiamate così, alcune decisamente meno…), su un assestamento da un miliardo, sono davvero troppo pochi, quando quella che stiamo affrontando è una crisi epocale, una sfida senza precedenti.  

In via collaborativa, abbiamo voluto provare a intervenire su alcuni settori chiave per agire con vera consapevolezza del problema. Proposte che non dovrebbero essere oggetto di tifoseria, ma derivanti da un principio di realtà che – oggi più che mai – gli eventi stanno sottolineando. 

Questo è il primo assestamento di questa nuova Amministrazione regionale, dovrebbe essere una sorta di linea programmatica per i prossimi cinque anni. Se così fosse vediamo solo una quantità di risorse versate in maniera parcellizzata, senza il coraggio di cambiare davvero la nostra Regione, senza il coraggio di disegnare – anche in maniera visionaria – il futuro nostro e di chi verrà dopo di noi. Azioni di piccolo cabotaggio che si affiancano a investimenti faraonici su settori del tutto sbagliati (il citato Porto Vecchio, la hydrogen valley, infrastrutture fuori tempo e fuori posto, acciaierie in riva al mare), senza neppure tenere conto della natura fragile dei nostri ecosistemi montani e marini e dei bisogni delle persone che abitano la nostra regione.

Ambasciatrice europea per il clima

Sono diventata ambasciatrice del patto europeo per il clima!

Un riconoscimento importante per il mio lavoro nel campo del contrasto al cambiamento climatico e uno sprone per fare ancora di più e meglio, grazie al confronto con altre attiviste a livello europeo.

Il Patto europeo per il clima è un movimento che unisce persone provenienti da tutta Europa, impegnate nel costruire un futuro sostenibile. L’iniziativa fa parte del Green Deal europeo, con l’obiettivo di rendere l’Unione Europea climaticamente neutrale entro il 2050. In questo contesto, gli ambasciatori del patto europeo per il clima sono persone di diverse provenienze ed estrazione sociale impegnate nell’azione per il clima. Gli ambasciatori del patto europeo per il clima informano, ispirano e sostengono l’azione per il clima nelle loro comunità e reti. Attualmente ci sono 628 ambasciatrici e ambasciatori, di cui cento in Italia, solamente tre in FVG oltre a me.

Ho presentato domanda per diventare ambasciatrice per il clima nell’autunno del 2022, supportata da Adesso Trieste. Nel farlo, mi sono presa l’impegno di continuare a organizzare incontri, eventi e campagne sui temi del cambiamento climatico, e a portare avanti azioni concrete all’interno delle istituzioni. Molti i temi ambientali che ho affrontato precedentemente in Comune e che ora porterò avanti a livello regionale in Consiglio con il Patto per l’Autonomia: mobilità sostenibile, trasporto pubblico, energia, rifiuti, consumo di suolo, acqua e produzione agroalimentare.

La politica deve far sì che le scelte sostenibili siano non solo più giuste, ma anche quelle più comode, economiche, belle. Il cambiamento deve avvenire dal basso, dai territori, e non lasciare indietro nessuno. Mi assumo l’impegno di agire per la giustizia ambientale e sociale con grande senso di responsabilità e fiducia in un futuro migliore, da costruire insieme, con il passo giusto.

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IN FVG, LIFE IN PLASTIC IS FANTASTIC!

Anno 2023, conclamata crisi climatica ed ecologica. Il Consiglio regionale vota una mozione pro plastica.

Già: Forza Italia ha presentato una mozione che impegna a dichiarare il consiglio regionale del FVG contrario al provvedimento europeo volto a ridurre gli imballaggi di plastica usa e getta. La mozione è stata approvata a maggioranza, con tanto di sacchetto di lattuga esposto all’aula con toni drammatici, sostenendo che la norma sarebbe devastante per i produttori agricoli.

Ecco: esiste la realtà, ed esistono invece le strumentalizzazioni politiche. La mozione presentata fa parte della seconda categoria.

È strumentale e falso affermare che “la nostra regione risulterebbe addirittura demolita” dal provvedimento. Al contrario investire sulla riduzione dei rifiuti è non solo necessario dal punto di vista ambientale, ma anche opportuno per rendere più competitive le eccellenze locali promuovendo filiere agroalimentari corte, con un rapporto diretto tra produttore e consumatore. Così come è strumentale e falso farne una questione di costi che ricadrebbero sul consumatore, visto che l’insalata nelle buste di plastica come quella sventolata in aula può arrivare a costare l’800% in più di quella sfusa.

La nostra visione per il futuro agroalimentare è quella di microproduttori che si allontanino progressivamente da meccanismi di sfruttamento indiscriminato di risorse umane e ambientali, diventando presidi di tutela del territorio e protagonisti nella costruzione di comunità. Una visione positiva e che facilmente potrebbe diventare realtà proprio grazie alle caratteristiche peculiari della nostra Regione, che infatti vanta già 20 presidi Slow Food, facendo da apripista a una rivoluzione del modello di produzione e consumo che riesca a coniugare giustizia sociale e ambientale. Allo stesso tempo, questo approccio è necessario per salvaguardare i nostri territori più fragili, come il carso e la montagna, aiutando anche a contrastare lo spopolamento delle aree interne, zone deboli dal punto di vista produttivo, ma forti per tradizione e specificità agricole.

Tutto questo evidentemente non corrisponde alle idee del Governo regionale, che si riempie la bocca di tradizione e cultura locale solo quando questo significa una visione superficiale della realtà, propagandando invece una realtà – è il caso di dirlo – di plastica.

L’ennesimo caso in cui la destra si oppone a un provvedimento per la tutela dell’ambiente. E d’altra parte, quando lo stesso Assessore all’ambiente si esprime sui media con concetti negazionisti della realtà del cambiamento climatico, è poi tristemente naturale che ne consegua un atteggiamento irrealistico e ideologico su temi come questo.

La riduzione nella produzione dei rifiuti è invece una forma di prevenzione in cima alla gerarchia dei rifiuti di cui alle direttive europee: prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, altro recupero e solo in ultimo smaltimento. Oltre che da un punto di vista ambientale, ridurre la quantità di rifiuti rappresenta anche un vantaggio per la cittadinanza, che vedrebbe abbassarsi l’imposta sui rifiuti legata ai costi di recupero, stoccaggio, riciclo o incenerimento. Una delle strade per farlo è impedire progressivamente la diffusione della plastica, accompagnando il sistema economico verso forme di sfuso, riuso e vuoto a rendere, che abbatteranno i costi sia per i consumatori che per i distributori.

Ci auguriamo che l’UE tiri dritto con il provvedimento, che andrebbe a risolvere alcune storture che gridano vendetta al cielo, come le mele o le clementine già sbucciate e affettate, impacchettate singolarmente nel polistirolo, magari completamente fuori stagione. Dobbiamo invertire la rotta, prima che sia troppo tardi, dobbiamo farlo a partire dal nostro atto più quotidiano: mangiare.

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Madri Fuori – auguri alle mamme contro ogni retorica

La mamma è sempre la mamma. Ma è, prima che una mamma, una donna. E, prima che una donna, una persona.

Per questo, in occasione della festa della mamma ho e abbiamo come Adesso Trieste aderito alla campagna nazionale Madri Fuori, per la dignità e i diritti delle donne condannate, dei loro figli e delle loro figlie.

Contro ogni retorica, la mobilitazione di oggi è dedicata alle madri fuori dallo stigma e dal carcere. Madri che subiscono anche la cattiveria di personaggi come il senatore di Fratelli d’Italia Cirielli, che ha avanzato l’idea che a tutte le donne condannate con sentenza definitiva sia tolta la patria potestà. Una propaganda contro le donne, i cui diritti tornano al centro di una politica aggressiva, violenta e lesiva. Perché nel mito italiano la mamma deve essere perfetta: cattolica, dedita alla famiglia, casta (basti pensare alla censura della pubblicità di Control).

Negli ultimi anni, grazie all’impegno di associazioni e di molte donne impegnate sulla giustizia e il carcere, è cresciuta l’attenzione intorno alla detenzione femminile: dagli Stati Generali della Giustizia a progetti innovativi rivolti alle donne fino al recente Rapporto sulla detenzione femminile di Antigone.

Nell’ambito di questa iniziativa, il prossimo 24 maggio entrerò in carcere per incontrare le detenute e partecipare presso la sezione femminile alla presentazione del libro di Fabiana Martini “Il Governo delle donne. Viaggio tra le amministratrici locali italiane”, organizzata in collaborazione tra la Garante comunale dei diritti dei detenuti Elisabetta Burla e l’Associazione Conferenza Permanente per la salute mentale nel mondo Basaglia.

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Libertà di movimento

Socerb/San Servolo è uno dei miei luoghi del cuore. Spesso mi sono inerpicata lassù per guardare il golfo dall’alto, per pensare, parlare con un’amica, guardare un tramonto. Oggi la strada che scende dal castello l’ho percorsa insieme a centinaia di persone che da tutta Italia hanno partecipato alla marcia del Festival Sabir. Per dire no ai muri, no ai confini, sì all’accoglienza e sì alla libertà di movimento. Perché, come ha ben sottolineato il Sindaco di Koper all’arrivo del corteo, dove c’è un confine c’è un conflitto, e la storia delle nostre terre dovrebbe avercelo insegnato fin troppo bene. Uno di quegli amministratori, lo ha ricordato anche l’Assessora di Dolina, abbandonati a gestire il flusso della rotta balcanica, che vedono disperazione, fatica, dolore, al di là degli slogan che parlano agli istinti meno nobili della popolazione, e alle misure crudeli, vigliacche e miopi come quelle inserite nel decreto Cutro. Un fenomeno strutturale e sedimentato, inarrestabile, a differenza di quanto vogliono farci credere. Al termine del corteo, un teatro itinerante, spostato con delle vecchie biciclette, diventava una geniale scenografia per frammenti di storie e poesie, dando voce alle persone che il “game” sono costrette a farlo.

Il teatro è stato il centro anche del dolcissimo “The Jungle” il film di Cristian Natoli visto ieri nell’ambito del medesimo festival, che ha raccontato con delicatezza e profondità una storia di arrivi e di voglia di vivere, lavorare e costruire un futuro in quella bella terra che si affaccia sull’Isonzo. E ieri mattina ho partecipato invece al dibattito sullo sfruttamento degli stranieri in agricoltura: una realtà davanti alla quale i più chiudono gli occhi, mentre comprano passata di pomodoro a 50 centesimi al discount. Una realtà sulla quale la politica dovrebbe intervenire seriamente.

Stamattina, invece, con Adesso Trieste abbiamo fatto un piccolo cammino in un altro dei miei luoghi del cuore, San Giacomo, per salvare l’ex Pavan. Un luogo prezioso, nel centro del rione più denso della città, che potrebbe diventare uno straordinario spazio di aggregazione per tutte le età, contribuendo a creare comunità come vero strumento per ridurre i conflitti. Invece, l’amministrazione ha deciso, con il suo modus operandi ormai consueto, di calare sulla testa della cittadinanza un progetto da 2,5 milioni di euro per farne una palestra per lo sport agonistico, in gestione a un’associazione. Non siamo contrari alle palestre, né allo sport, ma siamo contrari al fatto che certe decisioni vengano prese senza consultare chi in un territorio vive e lavora. Nessun ascolto delle associazioni, della cittadinanza, e neppure della V Circoscrizione, per capire quali siano davvero i bisogni del rione e come rispondere a quei bisogni con un progetto. Perché è questo che un progetto dovrebbe fare: rispondere a un’esigenza. Come dice il Patto per l’Autonomia: che non si decida di noi senza di noi.

Ci sarà molta strada da percorrere. Lo faremo con il passo giusto.

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Pesanti omissioni su migranti, ambiente e sanità: lavoreremo per proporre politiche eco-sociali all’altezza delle sfide che dobbiamo affrontare

Il mio primo intervento in Consiglio Regionale, la replica al Programma di Governo del Presidente Fedriga.


Egregio Presidente, gentili Assessore e Assessori, Consigliere e Consiglieri,

Delle linee di Governo esposte dal Presidente Fedriga non è tanto quel che è stato detto a spiccare, quanto quel che è stato omesso. 

A partire dal dovuto accenno alla solidarietà al popolo ucraino, che non è stato accompagnato da alcun ragionamento sulle difficoltà relative all’accoglienza dei flussi migratori provenienti dalla rotta balcanica, da chi fugge da guerre e crisi economiche e climatiche, 145.600 attraversamenti, con un aumento del 136% nel 2022 rispetto al 2021, e che rappresentano la metà degli arrivi in Europa, secondo l’Agenzia Europea Frontex. Una situazione che non si può trattare come emergenziale o temporanea, ma sulla quale bisogna fare proposte concrete nel lungo periodo, garantendo il rispetto della dignità delle persone e degli accordi internazionali – cosa che non sempre è avvenuta negli anni scorsi, basti pensare ai respingimenti illegali, che hanno scritto una pagina triste della storia della nostra Regione mentre l’opinione pubblica era concentrata sulla tragedia del covid, respingimenti che invece il Presidente Fedriga chiede che ripartano. 

Anche gli incendi sono stati trattati solo in termini di tragedia imprevista, tralasciando invece l’elefante nella stanza: la crisi climatica che ne è causa principale e che farà sì che non si tratti, purtroppo, di episodi sporadici e improbabili. Così come la siccità, che impone non solamente un ragionamento sugli invasi, come è stato detto, ma anche un ripensamento complessivo del comparto agricolo, un cambio di colture e di sistemi produttivi. Va ripensato l’intero approccio alle calamità naturali, e nei cinque anni di legislatura precedente non è stato fatto niente per prevenirle e mitigarle, e ben poco si è trovato neanche nei propositi per il prossimo quinquennio. Una tragedia ampiamente annunciata dal mondo della scienza, un mondo con molte eccellenze locali di cui questa Regione si vanta ma che non è in grado di ascoltare, come non è in grado di ascoltare le associazioni che si occupano del tema. L’orologio climatico di Extinction Rebellion su questo è molto chiaro: abbiamo solo 6 anni per tutelare l’esistenza della specie umana sul pianeta terra e non possiamo permetterci di perderne altri cinque stando a guardare.

Di tempistiche e di scelte discutibili invece si è parlato, relativamente al PNRR, ma anche qui sorprendentemente non è stato fatto nessun accenno alla scadenza del 2024, solamente tra un anno e mezzo, per la realizzazione dell’inutile, impattante e insostenibile ovovia a Trieste. Un’infrastruttura che la cittadinanza non vuole – e l’ha dimostrato in molti modi, trovando un però muro di gomma nelle istituzioni che anche in questo caso non hanno voluto dare ascolto a quelle numerosissime voci che sottolineano i problemi ambientali ed economici relativi all’opera. Un referendum il cui quesito è stato bocciato perché “l’interesse è sovralocale”, come se un territorio dovesse accettare di vedersi calare dall’alto opere inutili e impattanti, senza poter dire niente in merito. Secondo noi la specialità della nostra regione dovrebbe andare anche nella direzione di un autogoverno dei territori, di un’autonomia decisionale su quello che avviene negli stessi, ascoltando chi in quei territori vive e lavora e chi subirà le conseguenze di scelte scellerate, perché “nessuno decida di noi senza di noi”. Un tema che ha una forte rilevanza regionale, sia per quanto riguarda la distruzione di un habitat protetto Natura 2000, che per quanto riguarda il sistema dei trasporti pubblici, in quanto l’Amministrazione comunale di Trieste ha più volte dichiarato di voler inserire l’opera nel piano di trasporto pubblico regionale, con costi a carico dunque di chiunque in questa regione viva, e a scapito invece di altri investimenti che potrebbero andare nella direzione di un trasporto pubblico veramente accessibile e sostenibile. Come la progressiva gratuità dei trasporti pubblici introdotta in diversi territori italiani ed europei, con i cosiddetti “biglietti climatici”. Una misura capace di spostare veramente l’utenza dall’auto privata, riducendo l’inquinamento ma anche migliorando la vivibilità delle nostre città, sgravando allo stesso tempo la cittadinanza degli elevati costi che l’uso dell’auto privata comporta. Un approccio al trasporto pubblico che deve guardare al futuro e non al passato. Siamo sicuri di esultare della riattivazione del volo Trieste – Linate, quando nel resto d’Europa si sta cercando di eliminare i voli interni a breve raggio a favore del treno, decisamente più sostenibile? Il trasporto su ferro dovrebbe essere più economico, comodo, efficiente, e questo non vuole di certo dire devastare e bucare il carso con l’inutile TAV per una manciata di minuti appena, ma piuttosto modernizzare la linea esistente, dove ci sono ampi margini di miglioramento. Tutto questo viola ampiamente il “principio di lungimiranza” citato dal Presidente nel suo discorso. 

Arriviamo quindi al tema santià, sul quale questo governo ha fatto errori devastanti. Questo aspetto è stato approfondito dalla collega Liguori e da altre e altri prima di me, ma mi permetto di concentrarmi su quanto sta avvenendo sul territorio triestino in merito. A Trieste abbiamo sempre avuto alcune eccellenze, come le microaree, studiate anche all’estero come misura fondamentale di salute territoriale attiva, che consentono di rintracciare e intercettare i bisogni delle persone che vivono nei rioni, in modo capillare, senza attendere che siano loro a cercare sostegno. Sempre diffusi sul territorio, i Distretti Sanitari offrono un supporto a tutto tondo a misura di persona, mentre l’Assessore Riccardi, riconfermato, li vuole distruggere, specializzandoli e andando in una direzione sempre più ospedalocentrica della sanità, con gravi conseguenze sull’accessibilità alle cure da parte delle persone con pluripatologie. Senza parlare dell’attacco alla salute mentale, proprio nella città di Basaglia, con l’annunciata riforma della Legge 180: anche in questo caso, i centri di salute mentale distribuiti sul territorio e aperti 24 ore su 24 sono un servizio da tutelare, tanto più in un momento storico dove a seguito della pandemia il disagio mentale sta aumentando. Proprio in questi giorni, infine, stiamo assistendo alle proteste della cittadinanza contro la chiusura di due Consultori Familiari a Trieste, indispensabili per la salute delle donne in primis, e inaccettabile attacco alla genitorialità che si dice di voler invece sostenere. Microaree, Distretti, CSM, Consultori: presidi di salute territoriale irrinunciabili, da potenziare, estendere e integrare e non da distruggere e accorpare, come invece si intende fare, guardando al privato convenzionato e alla privatizzazione in generale come soluzione a ogni male della nostra Sanità. 

Per concludere, poniamo una domanda al Presidente Fedriga e alla sua Giunta relativamente alla tanto acclamata Valle dell’Idrogeno dell’Alto Adriatico, progetto sul quale sarà necessario fare molta chiarezza in merito alla sostenibilità sia economica che ambientale, oltre agli aspetti relativi alla sicurezza della popolazione. Nell’incontro promosso sul tema durante la campagna elettorale, infatti, il Presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti, ha affermato “dobbiamo immaginare che anche la produzione dell’idrogeno avrà bisogno, oltre che di fonti rinnovabili, anche di altre fonti di alimentazione che rendano conveniente la produzione dell’idrogeno che al momento non è conveniente in assoluto, quindi dovremo pensare anche al nucleare come una delle fonti possibili per la produzione dell’idrogeno, non solo idrogeno verde ma anche nucleare.”, ha ribadito. Ecco, allora chiediamo alla Giunta di chiarire la sua posizione in merito, visto che il Consiglio Regionale nella scorsa legislatura ha votato all’unanimità contro il raddoppio della centrale nucleare di Krsko. Su questo, idrogeno ed energia nucleare hanno un grande punto in comune: non si possono produrre in modo diffuso e democratico, a differenza delle rinnovabili, rinunciando quindi a distribuire i benefici sia economici che sociali della transizione ecologica tra la popolazione, come farebbero invece le comunità energetiche.  Sul progetto della valle dell’idrogeno ci saranno molti approfondimenti da fare, ma nel frattempo non possiamo perdere l’opportunità di ridurre l’energia consumata (ad esempio con il bonus 110 che non andava smantellato ma rivisto in un’ottica redistributiva, a favore dei cittadini con redditi più bassi) e produrre energia solare e eolica – TANTA e PRESTO, permettendo di farlo soprattutto a chi ne ha più bisogno, persone e imprese che sono state invece tagliate fuori dai bonus a pioggia della scorsa legislatura. Nel frattempo sono necessari degli investimenti urgenti per decarbonizzare altri settori strategici, come il turismo e la mobilità, dando gambe a strumenti che già esistono, come il PREMOCI per la ciclabilità, solo per fare un esempio. 

In conclusione, siamo fortemente  preoccupati soprattutto della mancanza di uno sguardo a lungo termine e dell’assenza di una visione positiva di un futuro che trasformi le crisi che dovremo affrontare in un’opportunità per ridisegnare l’economia, la sanità e la mobilità della nostra regione, una visione da costruire passo dopo passo nei cinque anni che avremo davanti. Dal canto nostro, ci impegneremo con proposte concrete che possano realizzare politiche eco-sociali innovative nei nostri territori, mettendo al centro il benessere delle persone e dell’ambiente nel quale esse vivono. Proposte che dovranno essere all’altezza delle complesse sfide che stiamo affrontando, e che non possiamo permetterci di perdere.

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Si entra in Regione!

Sei felice del risultato?! – mi chiedete in motlə

Difficile essere felici di un risultato tanto netto e tanto sfavorevole delle elezioni, non c’è da girarci intorno. Anche questo, oltre a qualche vicissitudine personale, ha fatto sì che non abbia ancora scritto nulla in merito. Da una parte, necessario e giusto ammettere una sconfitta amara. D’altro lato, sono una persona estremamente combattiva e rifiuto di lasciarmi andare a un atteggiamente perdente (né pre né post). Quindi: pronti a rimboccarci le maniche!

Beh, però tu sei stata eletta!

Sì, per questo motivo ho scelto la foto del nido che una cincia ha fatto qualche giorno fa nei miei contatori. L’emozione che provo è la stessa che nel vedere questo nido: sai che qualcuno ha fatto uno sforzo per deporre quelle uova, sai che qualcosa nascerà, sai che qualche pulcino potrebbe non farcela, ma cerchi di fare il possibile per proteggere questi ovetti dalle cornacchie, e non vedi l’ora di assistere ai primi battiti d’ala.

È quindi una declinazione particolare di felicità, che si abbina a una grande forma di responsabilità e voglia di lottare, in nome di ciascuna di quelle 1212 persone che con la loro preferenza mi hanno dato l’opportunità di fare questo grande passo.

Quindi è definitivo?

Sì, è ufficiale e posso dirlo: sono stata eletta in Consiglio Regionale, dove avrò l’onore di sedere nella squadra del Patto per l’Autonomia a fianco di Massimo Moretuzzo , Enrico Bullian , Simona Liguori e Marco Putto , sui banchi dell’opposizione per i prossimi 5 anni.

Ma quando inizi?

La prima seduta, che dà il via a questo nuova tappa del nostro cammino, è il prossimo 26 aprile. Mi aspetto che siate in molte e molti a fare una parte di percorso insieme a me, avrò bisogno anche del tuo sostegno, perché quelle che porterò avanti in Regione saranno battaglie comuni, per il bene di tutte e tutti.

E come fai con il Consiglio comunale?

Per il nostro codice etico, non si possono ricoprire due cariche. Le motivazioni sono evidenti, ed è ciò che lamentiamo in alcune componenti della Giunta da tempo: non si può riuscire a fare bene tutto. Mi dimetterò quindi dal Consiglio comunale, lasciando il posto alla Consigliera Giorgia Kakovic

Ah… Ma ti dispiace lasciare il Consiglio?

Ho imparato moltissimo durante questo anno e mezzo in Consiglio comunale a fianco di Riccardo Laterza e Kevin Nicolini. Certe cose certamente mi mancheranno, altre meno. Porterò con me questo bagaglio di esperienza nei prossimi 5 anni, che saranno un’occasione di crescita molto stimolante, come già è stata arricchente questa breve ma intensa campagna elettorale in squadra con Ofelia AltomareDario GasparoLeo BrattoliRoberta NuninFederico MontiMichela NovelKatja SuperinaFranca Vilevich che ci tengo a ringraziare.

Ma ora che sei Consigliera del Patto per l’Autonomia abbandoni Adesso Trieste?

Assolutamente no, Adesso Trieste resta la nostra casa, un luogo sempre vivo e in fermento, che saprà dare la giusta linfa alla nostra azione politica fuori e dentro le istituzioni, ora lo può fare a un livello in più. Il Patto collabora con AT fin dall’inizio della sua storia: prima è il Patto a essere confluito in AT durante le comunali, e viceversa per le regionali. Un proficuo rapporto di collaborazione e stima.

E con il lavoro come fai?

Forse anche un po’ per scaramanzia, al motto di “non fasciamoci la testa prima di essercela rotta”, non mi ero preoccupata troppo della compatibilità tra il mio lavoro all’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS e l’eventuale incarico da Consigliera. È solo da qualche giorno dunque che ho saputo che sarò in aspettativa per tutta la durata del mandato. Non sarà facile dare l’arrivederci a colleghi diventati amici dopo 10 anni in un Ente dove ho lavorato con entusiasmo e dedizione e che mi ha dato tanto.

E ora scaldiamo i muscoli: la strada è tanta, e buona parte sarà in salita (a partire da scala santa!)

Giulia alla fermata dell'autobus con i biglietti elettorali

Sali a bordo!

VERSO IL TRASPORTO PUBBLICO GRATUITO IN REGIONE!

Ieri abbiamo fatto un volantinaggio alle fermate degli autobus con dei “biglietti elettorali”.

Ci impegniamo ad avviare delle sperimentazioni che vadano nella direzione di una drastica riduzione dei costi del trasporto pubblico per incentivarne l’uso: andare in treno o in autobus non può costare più che usare l’automobile privata.

Muoversi è un diritto e il trasporto pubblico, strumento fondamentale nella lotta al cambiamento climatico, dovrebbe essere accessibile, comodo ed economico.

Molte regioni d’Europa stanno andando nella direzione di incentivare l’uso dei mezzi pubblici, a partire da politiche di riduzione dei costi che vadano verso la progressiva gratuità. In In Austria, con il “biglietto climatico” si possono prendere tutti i mezzi pubblici su tutto il territorio nazionale per soli 3 euro al giorno. Ma c’è anche il recentissimo esempio di Bari, che ha ridotto il costo dell’abbonamento urbano da 250€ a solamente 20 € annuali.

Non tutti possono permettersi gli elevati costi di un’automobile privata, abbassare i costi del trasporto pubblico va nella direzione di coniugare la giustizia ambientale a quella sociale. Ed è anche un’enorme opportunità per rendere il nostro territorio più vivibile, meno congestionato, più sicuro, risparmiando anche sulla sanità grazie alla prevenzione dei costi legati agli incidenti stradali e alle malattie legate all’inquinamento. Con meno automobili in strada, inoltre, gli autobus sarebbero più efficienti, essendo ancora più competitivi rispetto al mezzo privato.

Come Patto per l’Autonomia crediamo che questa sia la strada da percorrere. Per sostenere questa battaglia il prossimo sabato e domenica vota Massimo Moretuzzo Presidente!